Berlino incuriosisce, è enigmatica, affascinante.
Prima di partire non sapevo esattamente cosa aspettarmi, non è mai stata per me una di quelle capitali sulle quali ti crei così tante aspettative da non vedere l’ora di verificarne le particolarità con i propri occhi; Mi ha lasciato sempre una sorta di dubbio, un interrogativo che mi spingeva a rimandare.
E anche per questo non mi ero mai soffermata ad informarmi abbastanza a riguardo.
Sarà per i pareri molto contrastanti, opposti, che ho sempre sentito dalle persone che vi erano state e che non mi convincevano totalmente.
Qui dirò la mia sincera opinione, ma non prima di raccontare come l’ho vissuta.
Ora penserete: “Ma questi non sono tre giorni!“, ma ovviamente ho ridotto quel che sono stati i giorni effettivi di visita, perché come si può immaginare 6 amici a Berlino, per lo più a Capodanno, riempiono il tempo anche tra divertimento, svago e shopping.
Avevamo l’appartamento a Mitte, il quartiere più centrale della città, quindi con la metro e i vari altri mezzi è stato comodissimo spostarsi in questa città abbastanza dispersiva ed enorme.
Ah, armatevi di scarpe comode e vestiti pesanti!
Per prima cosa ci siamo diretti verso Alexander Platz, la grande piazza “cuore” della parte orientale di Berlino in cui si trova anche la Torre della Televisione, simbolo della capitale tedesca, della sua innovazione, della sua modernità e della volontà di costruire la più alta torre televisiva d’Europa.
A proposito, con l’intento di salire sulla piattaforma panoramica di 203 m di altezza abbiamo preso il biglietto con su scritto un numero al quale corrispondeva l’orario d’entrata, e data la lunga fila saremmo dovuti salire con l’ascensore l’ora successiva.
Così abbiamo trascorso il tempo libero a curiosare nei dintorni.
Passeggiando si percepisce la grandezza di questa capitale, la sua modernità a tratti staccata da alcuni dettagli antichi.
Berlino presenta molti volti diversi, varie identità.
Siamo passati dal Duomo di Berlino, una cattedrale molto imponente, e dall’Altes Museum (Il più antico della città) dove il verde primeggia.
Una volta terminata l’ora che dovevamo attendere siamo corsi di nuovo alla Torre della Televisione, ci siamo diretti verso l’ascensore che ci avrebbe portati al punto panoramico e lì, come mi succede spesso immersa in un’altezza, ho subito la bellezza di tutto ciò rimanendone piacevolmente soddisfatta e nonostante i vetri lo permettessero poco, ho fatto alcuni scatti per ricordare.
La tappa del giorno seguente è stata la Porta di Brandeburgo, uno dei monumenti più importanti di Berlino e simbolo della città stessa, in ricordo della passata divisione tra Berlino Est e Berlino Ovest durante il periodo della Guerra Fredda.
Quello che è certo di questa città è che scorre la sua storia da ogni parte, gli eventi che l’hanno segnata.
Sempre in questa zona abbiamo raggiunto il Palazzo del Reichstag, altra imponente struttura che fu costruita come sede del parlamento tedesco.
Fu incendiato e successivamente, durante la seconda guerra mondiale, bombardato.
Dunque era stato ridotto in rovina da una serie di eventi, e rimase in condizioni disastrose come una sorta di simbolo della democrazia sconfitta, fino al 1961 quando venne poi deciso di restaurarlo e successivamente riutilizzato verso il 1991 per le sedute parlamentari.
Di lì a poco ci siamo trovati di fronte al Memoriale dell’Olocausto per gli ebrei assassinati d’Europa.
Questo monumento che ricorda le vittime del nazismo non colpisce per la sua bellezza, per la sua perfezione, bensì per la particolarità dell’idea.
Tanti blocchi di cemento di diversa altezza man mano che ti avvicini diventano un vero e proprio labirinto, credo a significare il senso di disagio, di smarrimento.
Altro giorno, altre destinazioni!
Siamo giunti alla tappa del viaggio che più aspettavo, che più mi ha lasciato un’impronta: L’East Side Gallery.
E’ infatti meta obbligatoria il chilometro e mezzo di muro rimasto, quel muro simbolo della divisione politica e ideologica che separò la città, le persone, le famiglie per 28 anni durante la Guerra Fredda e per il quale morirono molte persone, intente a cercare di oltrepassarlo e raggiungere Berlino Ovest (Sotto l’influenza degli Stati Uniti) da Berlino Est (Sotto l’influenza dell’Unione Sovietica e in difficoltà economiche).
Dopo la caduta del muro artisti da tutto il mondo armati di bombolette spray ne decorarono la parte rimanente come a rappresentare un grande inno alla democrazia.
Il muro è infatti cosparso di murales, slogan, di gridi alla libertà, di prove tangibili di un periodo di grave difficoltà.
E’ una testimonianza, un museo colorato a cielo aperto da assaporare silenziosamente.
L’unica pecca sono i segni di vandalismo, i graffiti che ne hanno rovinato alcune rappresentazioni: Per questo attualmente vi sono delle transenne che disturbano un po’ l’atmosfera suggestiva.
E’ stata sicuramente una piacevole passeggiata all’insegna della riflessione, dei significati che prendevano forma nella testa osservando le varie raffigurazioni.
C’è stato solo un nemico quel giorno, e quello a venire: Il freddo.
Infatti i -7° si facevano sentire in modo pungente e davvero fastidioso tanto da distogliere l’attenzione, a momenti, e quella piacevolezza che si porta con sé chi viaggia.
Poi va detto che io sono già una persona molto freddolosa, come testimonia la mia febbre a 40 in piena estate di ritorno da Barcellona, dunque la fine della passeggiata, con l’avanzare del pomeriggio, ha significato la forte volontà di ripararsi al caldo e per fortuna ci siamo potuti sedere presto in un centro commerciale lì vicino.
Le mie mani, sempre con la macchinetta fotografica in mano, e le mie gambe, con un insufficiente strato di calze sotto i jeans, mi stavano letteralmente abbandonando, congelati.
Ultima tappa, raggiunta con i denti che battevano e il passo veloce che stava a significare una destinazione al calduccio, è stato il Jüdisches Museum, espressione della presenza degli ebrei in Germania.
Audio-guida alle orecchie e curiosità sono stati gli ingredienti di due ore di camminata in mezzo ad informazioni che non conoscevo, e nonostante me lo aspettassi un po’ diverso, questo museo molto interattivo e ben organizzato non mi è affatto dispiaciuto.
C’è stato anche da esprimere un desiderio, scrivere un qualcosa che speravamo si realizzasse da appendere insieme agli altri su un albero raggiungibile con una scaletta a chiocciola.
Finiscono così i tre giorni a Berlino ed eccomi con le considerazioni finali.
Credo che sia una città “avanti“, nel senso che è innovativa, ben organizzata, ordinata, funzionale, efficiente, moderna e intrisa di una storia importante e significativa allo stesso tempo. Insomma è completa: Arte, cultura, cibo ( Anche se non proprio il mio genere), della buonissima birra ( Posso assicurarvelo), shopping, svago; Si adatta ad ogni richiesta.
Eppure, cos’è che non mi ha completamente convinta? Cos’è che mi fa dire: “Si, è bella ma..” ?
Penso che il freddo ci abbia messo un po’ il suo zampino a condizionare quel che è la mia conclusione, data la frequente sensazione di fastidio che mi ha accompagnata in questo soggiorno…
Ma c’è dell’altro.
Credo sia per me una città davvero troppo grande, troppo dispersiva; Non vi ho sentito un centro vero e proprio al quale fare riferimento e non ho trovato qualcosa che mi lasciasse completamente senza fiato.
Ci son stati momenti senz’altro suggestivi, come il passare da un luogo conservato nel tempo come il Muro di Berlino; Ma credevo di ricevere un impatto ancora maggiore.
Inoltre non vi ho trovato un qualche posto che mi desse la sensazione calorosa di intimità, quella sensazione che si può trovare un po’ ovunque non necessariamente nei piccoli paesini ma anche nelle grandi città come mi è già successo con Londra, Barcellona e Parigi; Quel sentirsi un po’ a casa in un luogo distante e completamente diverso dal proprio.
Non c’è un motivo ben preciso, capita che ti senti accolta, serena.
“Comprendi e sei compresa” da un posto, da un determinato luogo; Non riesco a spiegarmi con altre parole.
Che tu sia in mezzo ad una piazza, di fronte a persone con una cultura nuova appena scoperta, davanti ad un monumento, di fronte ad un panorama o seduta in un parco, succede a volte che ti senti capita.
Da chi ancora devo focalizzarlo.
Forse dal fatto che c’è sempre in ogni parte del mondo un posticino confortevole per ognuno di noi.
Rischio di divagare.
Dunque purtroppo non ho percepito lo stupore, il meravigliarmi da morire, in mezzo a questa capitale.
Cara Berlino, forse non ci siamo capite abbastanza o forse non mi sono concentrata in modo sufficiente su di te, ma sappi che io sono quel genere di persona a cui piace dare sempre una seconda possibilità.