Con la parola inglese birdwatching (da bird, ‘uccello’, e to watch, ‘guardare’) si definisce l’osservazione in natura degli uccelli selvatici: una vera e propria passione che in Italia risale ai primi anni Novanta ed è, quindi, molto più recente che altrove. Paesi come l’Inghilterra, gli Stati Uniti o la Scandinavia vantano, infatti, una lunga tradizione in questo campo; ma anche in Spagna o in Francia il birdwatching è più diffuso che da noi, dove è sempre stato concepito come un’attività di nicchia, capace di coinvolgere solo pochi appassionati. In realtà, questa pratica permette a tutti coloro che amano il mondo naturale di stare all’aria aperta, fare lunghe camminate e, nel contempo, divertirsi senza stress.
Il fatto che si tratti di una disciplina diffusasi recentemente non le ha impedito di assumere, anche nel nostro Paese, una propria ben definita connotazione, senza scimmiottare il mondo anglosassone. È bene, però, chiarire che anche in Italia chi si dedica all’osservazione degli uccelli è chiamato birdwatcher o birder. Altra cosa importante è che chi pratica il birdwatching non è un ornitologo — cioè uno studioso di uccelli — ma un semplice appassionato che li sa riconoscere e distinguere, senza che tutto questo sia per lui necessariamente un lavoro.
Per quanto si sia sviluppata in ritardo rispetto ad altri Paesi, in Italia quest’attività riserva ai quanti vi si dedicano molte sorprese. Per la sua collocazione geografica, infatti, la nostra penisola si trova ad avere una grande varietà di ambienti naturali; del resto, nonostante sia caratterizzata da un’alta densità abitativa, da una scarsa attenzione alle problematiche ambientali e da un certo disinteresse verso la conservazione degli uccelli, la sua posizione al centro del Mediterraneo offre agli appassionati la possibilità di incontrare specie molto interessanti. Basti pensare che la lista completa dei volatili segnalati nel territorio nazionale (checklist o lista di controllo) la pone al quarto posto in Europa, con ben 530 specie avvistabili. Pur essendo ancora a uno stadio embrionale, quindi, in Italia il birdwatching ha molte possibilità di crescita.
L’apprendista birder scopre presto che per fare birdwatching sul campo bisogna conoscere la biologia delle specie più importanti e il loro comportamento.
I fattori principali che regolano la vita di un uccello sono la sopravvivenza, la ricerca del cibo e la riproduzione. Senza contare il fenomeno migratorio — che è un evento a sé — gli uccelli frequentano di solito ambienti dove possono trovare in abbondanza di che alimentarsi e in grado di offrire loro protezione dai predatori. Si capisce pertanto come, in questo contesto, uno dei problemi più consistenti in Italia sia rappresentato dalla caccia, un’attività che in alcune regioni (Toscana, Veneto, parte della Lombardia e del Sud Italia) viene a volte praticata senza controllo e rivolta non solo a specie importanti dal punto di vista venatorio, ma anche ai passeriformi. L’accanimento ormai anacronistico dei cacciatori di casa nostra verso esemplari di piccole dimensioni e la pratica dell’uccellagione a scopo alimentare hanno fatto guadagnare all’Italia la nomea di “Paese dove non vola nulla, neanche i passeri”. In realtà, tranne casi particolari, gli uccelli — che secondo un sempre valido assioma hanno le ali e possono essere ora qui ora da un’altra parte — tendono a non farsi vedere da un osservatore umano. Perché dovrebbero? Generalmente l’uomo è per queste creature un pericolo. E che esse lo temano ve ne accorgerete subito proprio frequentando i luoghi dove la caccia è consentita. Normalmente, nel nostro Paese, in terreno aperto i volatili tengono una distanza di fuga da noi pari ad alcune centinaia di metri. Basta però superare il confine svizzero e raggiungere la Val Roseg, dove non si spara ai passeriformi, per vedere le cince prendere il cibo direttamente dalle mani dell’uomo!
In Italia la caccia si svolge secondo un preciso calendario: si apre a settembre e si chiude generalmente il 31 gennaio. Durante tutto questo periodo frequentare le zone aperte ai cacciatori per fare birdwatching è ovviamente sconsigliabile. Al contrario, tutte le aree protette – come parchi, oasi o riserve costituiscono una meta ideale per gli amanti del birdwatching. Ma non sempre le riserve sono popolate da un gran numero di uccelli; per contro vi sono anche altre zone molto interessanti e che vale la pena visitare, pur non essendo protette.
Un birder deve sapere quando i migratori si muovono, guardare la carta del meteo e intercettare gli uccelli che possono essere fermati da particolari perturbazioni; deve conoscere il periodo in cui passano le anatre o i limicoli che vanno a svernare in Africa settentrionale o centrale e quali siano gli habitat riproduttivi delle singole specie, per cercarle nel posto giusto (mare, montagna, collina) al momento giusto.
Come in tutte le discipline, anche nel birdwatching l’isolamento è assolutamente sconsigliato! Conoscere altri appassionati di questa materia è importante, perché nell’era dei social network imparare solo dai propri errori è davvero anacronistico. In inter-net esistono forum di discussione sulle identificazioni più problematiche, mailing list e siti web che possono consigliare il neofita (cioè il birder in erba) su come affinare l’arte di identificare le varie specie. Tuttavia, se siete alle prime armi, la cosa migliore è mettersi in contatto con altri birders e uscire sul campo con loro. Per farlo basta digitare su Google la parola “birdwatching”: in questo modo otterrete una selezione di siti dedicati e di gruppi che operano sul territorio, con i quali potrete condividere la vostra passione.
Uno degli aspetti che fa di questa disciplina un’attività molto stimolante è proprio quello della condivisione di osservazioni e conoscenze.
Un altro è imparare i canti degli uccelli: il canto è, infatti, uno degli elementi basilari per l’identificazione di un volatile, soprattutto se se ne sta nascosto nel folto della vegetazione. Saperlo riconoscere significa aumentare incredibilmente le proprie capacità di identificare una specie: in autunno la vostra checklist potrebbe subire un incremento del 20 per cento, e in primavera addirittura raddoppiare.
Oggi, grazie alla tecnologia m p3, registrare i canti sul campo non è così difficile come un tempo: molti telefonini sono dotati di registratori vocali abbastanza sensibili da permettere di farlo senza l’ausilio di parabole o di altre attrezzature sofisticate. Così, a casa potrete ascoltare di nuovo che cosa avete sentito e non dimenticarlo.
Per iniziare a imparare i canti, fate attenzione a quelli che udite uscendo di casa al mattino: scoprirete che ci sono molte specie che vivono vicino all’uomo, non solo Piccioni torraioli e Passeri. Ma è incredibile quante cose si possono imparare anche senza affinare l’udito e solo usando la vista! Via via che diverrete birders più esperti, vi renderete conto che intorno a voi, anche vicino a casa, ci sono uccelli che vanno e che vengono.
L’Italia è il Paese della migrazione per eccellenza. La nostra penisola, infatti, è interessata da movimenti di migliaia di uccelli, che tendono a confluire in naturali “colli di bottiglia” come lo Stretto di Messina, il Conero, Capo d’Otranto, il Circeo o Arenzano (tutti siti descritti in questa guida). Anche nella vostra regione e nella vostra città, però, specie differenti si alternano le une alle altre nei diversi periodi dell’anno. Aprile e maggio sono sicuramente mesi in cui vale la pena che vi alziate prima dell’alba per visitare qualche zona poco distante da casa: potreste vedere piccole o grandi cose, spesso inaspettate. Il passo successivo è cambiare orizzonte e scegliere per le vostre escursioni un posto popolato da numerose specie di uccelli. Il bello del birdwatching è proprio questo: ogni mese (e ogni anno) è diverso dall’altro.
Facendo birdwatching non si è quasi mai paghi: il piumaggio degli uccelli con le sue infinite varietà di forme e di colori, la facilità con cui queste meravigliose creature possono essere osservate in tutti gli ambienti (anche nel giardino di casa) rendono tale disciplina molto interessante e assolutamente ecocompatibile. Si può praticare ovunque: in città, in campagna, al mare, guardando fuori dalla finestra dell’ufficio o stando in vacanza.
Diventare un birdwatcher è relativamente semplice ed economico. Di fatto, sono solo due le cose che servono e dalle quali non si può prescindere: una guida di identificazione e un binocolo.
Le guide di identificazione per birders sono quasi tutte in lingua straniera: fino a una ventina di anni fa quelle tradotte erano veramente poche. La scelta si restringeva, perciò, a un esiguo numero di titoli.
Oggi, invece, anche da noi un appassionato può trovare in libreria, tradotta in italiano, una vasta gamma di volumi di questo tipo. Tale disponibilità è certamente merito dell’incremento del numero di birders in Italia.
Comprarsi una guida per principianti identificativa degli uccelli europei è il primo passo per cercare di riconoscere i volatili che si vedono nel proprio giardino o sulla strada di casa. Non esiste, però, birdwatcher sulla faccia della Terra che si possa definire tale senza avere al collo un binocolo.
Molte altre attività all’aperto sono caratterizzate dall’uso di questo fondamentale strumento, ma se vedete una persona che punta un binocolo verso il cielo o verso un albero, quasi sicuramente si tratta di un birder. Per comprare una guida si possono spendere fino ad alcune decine di euro; ma in commercio esistono anche pubblicazioni più economiche, comunque di ottimo livello. Anche il prezzo del primo binocolo non si discosta molto da questa cifra; trattandosi però di uno strumento tecnologico, ovviamente più si spende, migliore è la qualità. Il sistema ottico che caratterizza i binocoli può essere di due diversi tipi: uno si fonda sui “prismi di Porro”, l’altro sui “prismi a tetto”. Il primo viene impiegato negli strumenti tradizionali, in cui la luce che arriva dalla lente frontale viene riflessa dal sistema due volte; il secondo in quelli tecnologicamente più avanzati, più compatti e più leggeri.
In un binocolo la potenza d’ingrandimento è uno degli aspetti principali di cui un birder deve tener conto prima dell’acquisto: per capire quanto lo strumento sia capace di ingrandire un oggetto basta leggere la formula numerica, costituita da due numeri divisi da una x, incisa su di esso. Il primo numero indica appunto di quanto è ingrandita l’immagine. Se pensate che per vedere più lontano sia meglio poter disporre dell’ingrandimento maggiore che offre il mercato, sbagliate: usando un binocolo troppo potente non riuscireste a compensare il tremolio della vostra mano e i vostri occhi si affaticherebbero subito. Pertanto, è consigliabile scegliere strumenti con una potenza di ingrandimento compresa tra 7x e 10x.
Il secondo numero specifica il diametro della lente frontale: più è alto, più luce passa attraverso il sistema ottico. Normalmente questo valore è compreso tra 20 e 56.
Un altro fattore importante nella scelta del binocolo è il suo peso. Portare al collo per tutta la giornata uno strumento che pesi più di un chilo può rivelarsi un vero e proprio tormento, e non solo per la vostra cervicale. Ricordate, infatti, che le braccia dovranno continuamente alzarlo per portarlo agli occhi. Evitate, dunque, di scegliere uno strumento pesante e difficile da usare; meglio affidarsi a modelli di binocolo compresi fra 7×35 e 10×50. Per condizioni particolari, esistono strumenti stabilizzati, ma non sono certo la prima scelta che deve fare il neofita. Per quanto riguarda il trattamento delle lenti, i migliori binocoli hanno sistemi ottici antiriflesso di tipo “fully”, MC (Multi-Coated), ED (Extra-low Dispersion) o alla fluorite per annullare le aberrazioni ottiche, e possono essere riempiti di gas inerte per rendere le parti interne inaccessibili alla polvere: tutto ciò è desiderabile, ma inevitabilmente incide sui costi.
Con la vostra guida in mano e il binocolo al collo, siete dunque pronti per fare esperienza sul campo; ma manca ancora qualcosa: prima di tutto un taccuino sul quale riportare le vostre osservazioni. Si tratta di uno strumento fondamentale, non solo per imparare che il variopinto mondo degli uccelli ha tempi precisi, legati alla migrazione, alla nidificazione e allo svernamento, ma anche per avere modo di controllare i vostri progressi.
Rileggere i primi taccuini è sempre un’esperienza molto divertente, soprattutto se vi avrete inserito note sul comportamento degli animali, sulle condizioni atmosferiche e sulle località visitate. Nel vostro taccuino dovrete redigere anche una checklist di tutte le specie di uccelli che avrete osservato nel corso dell’anno in Italia o, più semplicemente, nell’ambiente intorno a voi: potrà trattarsi del vostro giardino, dello spazio aperto che vedete dalla finestra o, ancora, del tratto di strada che percorrete ogni giorno portando a spasso il cane.