Metallo prezioso d’un bianco caratteristico, lucente, molto duttile e poco ossidabile. È uno dei cosiddetti metalli nobili, come ad es., l’oro e il platino e viene impiegato generalmente in lega col rame e con l’oro. Il titolo (800%0, 925%0, ecc.) infatti esprime quante sono, ogni mille, le parti d’argento.
Metallo nobile (l’aggettivo si riferisce soltanto al fatto che non si ossida facilmente), è stato veramente nobilitato dagli artisti di ogni tempo, sin dalla preistoria, e l’opera loro toccò in Italia una perfezione inarrivabile in epoca rinascimentale, quando anche grandissimi scultori si trasformarono occasionalmente in orafi.
Vassoi, posate, piatti di portata, anfore, vasi per fiori, posacenere, portadolci, soprammobili abbelliscono la mensa e danno tono anche a una casa piuttosto semplice. E più si adoperano più diventano belli, assumendo quella sorta di patina che li impreziosisce e in realtà non è altro che un fitto reticolo di sottili graffiature dovute all’uso e alla pulitura.
Dicevamo che non si ossida facilmente, però nessuno è riuscito ancora a renderlo inossidabile e meglio di tutti lo sappiamo noi, che periodicamente lo dobbiamo lucidare.
Un consiglio: affinché vassoi, posate, piatti di portata si conservino belli adoperateli abitualmente, a rotazione, in modo che assumano tutti lo stesso morbido lustro.
Pulizia
Lavate i pezzi d’argento subito dopo l’uso in acqua calda e sapone o detersivo, sciacquateli, sempre in acqua calda, e asciugateli immediatamente (così vi risparmierete le lucidature troppo frequenti), infine chiudeteli in un mobiletto riservato a questi pezzi, infilandoli se possibile in una rastrelliera foderata. Vasi, soprammobili e oggetti ornamentali vanno spolverati tutti i giorni e lavati una volta la settimana.
Lucidatura
Se l’argento e ossidato, il metodo migliore per lucidarlo è farlo a mano con uno degli appositi preparati liquidi, in pasta o in polvere, o con feltri imbevuti di speciali sostanze detergenti, che danno risultati più che soddisfacenti senza danneggiarlo, a differenza di quanto avviene col metodo elettrolitico, che consiste nel far bollire l’argento in un recipiente di terracotta contenente una soluzione di sale da cucina e di bicarbonato di sodio (un cucchiaino dell’uno e dell’altro per ogni l d’acqua), o con altri bagni. Per lucidarlo, per prima cosa lavatelo in saponata calda quindi, dopo averlo sciacquato e lasciato scolare, applicate con un panno morbido (una spugna o una pelle scamosciata) il prodotto che avete scelto e strofinate ma non troppo energicamente e mai di traverso o con movimento rotatorio. Lavatelo una seconda volta, in saponata calda, per eliminare ogni residuo del prodotto con cui l’avete lucidato, sciacquatelo e, infine, asciugatelo. Per lucidarlo è ottimo anche il bicarbonato di sodio o il bianco di Spagna addizionato con poche gocce d’ammoniaca o di alcool e da stendere con un panno umido.
Per l’argento cesellato o lavorato a sbalzo, o per pulire i punti più difficili da raggiungere, è utilissima la spazzola, beninteso non una qualsiasi: soltanto quella apposita.
L’argento satinato si conserva così solo temporaneamente, perché a furia di lucidarlo perde la rifinitura opacizzante e per ripristinarla non vi rimane altra soluzione che affidarlo a un argentiere.
Conservazione
Per prima cosa, proteggetelo dall’aria avvolgendo ogni pezzo in un panno morbido (le custodie per le posate si acquistano bell’e pronte) o in fogli di carta velina nera, se possibile trattati al nitrato d’argento (li troverete dagli argentieri e dagli orefici), oppure in un foglio di saran (materia plastica trasparente usata per gli imballaggi) esercitando una pressione con le mani per espellere l’aria. Non chiudete mai le custodie — di panno o di quel che iano e per quanto spesse — con un elastico: la gomma corroderebbe l’argento, nonostante il fodero protettivo, e i segni non scomparirebbero più.
Altri nemici dai quali dovete difendere la vostra argenteria, evitando di lasciarvela a contatto più dello stretto necessario, sono: il sale da cucina, le uova, le olive, l’aceto, i succhi di frutta, i profumi e l’acqua di Colonia. Lo sono anche l’aria salmastra delle località marine, il gas, lo zolfo, le sostanze che si sviluppano dai gambi dei fiori quando incominciano a imputridire e dalla frutta che si guasta: perciò cambiate più spesso che mai l’acqua, se il vaso è d’argento, e abbiate la precauzione di mettere sul fondo della fruttiera un piatto di porcellana o di vetro oppure, se non è possibile, di procedere a costanti e frequenti controlli.